Partiamo da casa in un’afosa mattina d’estate.
Quando si va in montagna, un po’ tutti si cerca di superare un limite. Può essere geografico, fisico, mentale. Per questo progetto, al contrario, il limite ce lo siamo imposto. Sulla falsa riga delle limitazioni da quarantena, in cui era possibile muoversi solo all’interno del proprio Comune, abbiamo pensato di percorrere le cime che fanno da corona a Trento, la città in cui viviamo. Il limite che avevamo stabilito di non superare era:
1) su ogni cima dovevamo vedere sempre Trento;
2) non utilizzare alcun mezzo di trasporto.
Partiamo da casa in un’afosa mattina d’estate, in 3 giorni raggiungiamo 6 cime per un totale di 58 km con un dislivello positivo di oltre 4500 metri. Anche per questo trekking abbiamo scelto di essere autonomi per la preparazione del cibo e le verdure impiegate nel processo di essiccazione sono state autoprodotte.
Nel salire le cime sulle quali abbiamo camminato centinaia di volte la sensazione è strana, le persone che incontriamo ci parlano come fossimo dei turisti per via dei nostri grossi zaini e in effetti è così che ci sentiamo.
Attraversiamo un piccolo fiume in cui ci rigeneriamo con un bagno gelato e poi sulla cima successiva ammiriamo la città da una diversa prospettiva. Si sente l’eco della valle, con la sua autostrada, i suoi treni, come un brontolio di una pancia che ingloba e divora qualsiasi pensiero che tenti di sfuggirle.