Può esistere una correlazione tra le dinamiche climatiche e lo sviluppo della pandemia COVID-19 o si tratta solo di ipotesi fantascientifiche?Non ci sono evidenze scientifiche su questo aspetto. Tuttavia, a preoccupare maggiormente gli scienziati è la possibilità che alcune malattie possano migrare, si modifichino o evolvano a causa del riscaldamento del pianeta. Oggi chi vive a Roma o a Venezia non si preoccupa molto della diffusione della malaria o della febbre dengue, ma con la lenta deriva verso settentrione della zona tropicale e la conseguente diffusione delle delle zanzare portatrici delle malattie dovrà forse cominciare a farlo in futuro.
Il progetto “Ice Memory”, lanciato ormai oltre tre anni fa con l’obiettivo di raccogliere campioni di ghiaccio in vari siti glaciali nel mondo per creare una banca dati in Antartide, rappresenta una grande impresa scientifica. A che punto è il progetto?
Il progetto sta procedendo bene, nonostante abbiamo avuto alcune difficoltà create dal maltempo in autunno che ci ha costretto a posticipare una missione sul Grand Combin e la crisi legata all’emergenza COVID-19 che ci costringe a casa.
Com’è composto il team di ricercatori che partecipano al progetto?
Abbiamo giovani molto motivati e con competenze molto diversificate; chimici, geologi, fisici, tutti con una sconfinata passione per la montagna ed uno sguardo sul futuro.
Quali sono i prossimi passi “sul campo”?
Dobbiamo tornare al più presto sul Grand Combin e poi effettuare alcune missioni in ghiacciai di bassa quota, come la Marmolada ed il Calderone, sul Gran Sasso, il ghiacciaio più meridionale d’Europa.
Nel mondo dell’outdoor la sensibilità nei confronti del rapporto uomo – ambiente è apparentemente molto elevata, sia sul versante dell’industria che su quello dell’utilizzatore dei prodotti. Ci sono delle raccomandazioni che, come scienziati, vi sentireste di fare al mondo dell’outdoor per una efficace sinergia tra mercato e mondo della ricerca?
Penso che il mondo dell’outdoor dovrebbe supportare progetti scientifici che mirano alla sostenibilità. E’ possibile fare molto anche con molto poco. Sarebbe una situazione vincente per tutti.
Quali sono oggi, realisticamente, le prospettive per un giovane appassionato di scienze naturali che intenda dedicarsi alla ricerca in campo ambientale?
La passione e la determinazione la fanno da padrone. Moltissimi giovani hanno compreso come la crisi climatica sia la vera sfida del futuro. Ecco una grande possibilità che si presenta alla società moderna post COVID-19, è quella di cercare di ricostruire i propri sistemi sociali ed economici per renderli migliori, più resilienti e meno dipendenti dalle fonti fossili. Salute, equità, protezione dell’ambiente e delle risorse saranno essenziali per rianimare l’economia globale post-pandemia.